In occasione del recente Forum annuale sui rifiuti svoltosi a Roma e organizzato da La Nuova Ecologia, Legambiente e Kyoto Club e del convegno tenutosi a Bruxelles lo scorso 21 Ottobre, un argomento molto discusso è stato quello dell’economia circolare, sia come scommessa che l’Italia dovrebbe accogliere che come nuova e vincente strategia europea in fase di sviluppo.
La “Circular Economy” non è una parola nuova nel panorama dell’ecosostenibilità ambientale. Già negli anni Settanta, all’interno delle università statunitensi, si cercava di capire come fare del “rifiuto” una risorsa e poterne ricavare ricchezza. Ed è proprio da alcune teorie produttive dell’epoca che ha origine questa nuova e vantaggiosa forma di green economy.
Non si tratta di una forma alternativa di smaltimento del rifiuto, ma di un modo nuovo di concepire il prodotto ad inizio. Il principio che sta alla base è quello di realizzare, già in origine, prodotti privi di materiali di scarto e destinati al riutilizzo secondo un sistema “circolare” di gestione del prodotto. La concezione tradizionale del ciclo di vita dei beni si fonda invece su un tipo di economia “lineare” articolato in “ideazione, produzione e smaltimento del rifiuto”.
E’ chiaro quindi che non esiste più il rifiuto in quanto tale, perché i materiali vengono progettati per poter essere utilizzati in nuovi prodotti destinati a nuovi scopi. Ad oggi non esiste una politica nazionale e men che meno regionale che la favorisca al punto tale da soppiantare l’investimento indirizzato alla costruzione di inceneritori e termovalorizzatori. La gestione dei rifiuti urbani rimane pertanto ancora molto legata al concetto di discarica.
La Sicilia e il capoluogo palermitano vivono da tempo una situazione di criticità, dovuta in parte ad un problema di impiantistica e in parte ad un problema di governance. Un “disordine organizzato” che ha portato ad una vera e propria paralisi del sistema regionale dei rifiuti e che oggi necessita quanto più possibile, di una “exit strategy” che sia in grado di far superare l’impasse. Politiche e impianti di riciclo e riuso, come ad esempio quello della “Circular Economy”, andrebbero quindi promosse, favorite e contemplate come soluzioni valide e concrete per fronteggiare la sempre più incalzante e preoccupante emergenza rifiuti siciliana.
In attesa che un cambiamento rivoluzionario di questo tipo riesca ad ottenere la dovuta attenzione all’interno delle politiche regionali ambientali, la Ati Network fa propria la filosofia dell’economia circolare e attraverso la sua attività di riciclo dei toner e delle cartucce e il recupero delle risorse, opera affinché, a piccoli passi, si possa fare largo a quel cambiamento che tanto serve alla città di Palermo e si possa costruire un sistema economico ed ecologico che perduri nel tempo.